Monte Sagro, un trekking tra le apuane

Monte Sagro Apuane

Conosciuto anche come “la montagna dei carrarini”, il Monte Sagro, prossimo al mare, è un rilievo montuoso che fa parte della catena delle Alpi Apuane, nell’alta Toscana, sovrastante, appunto, tutta la provincia della città di Carrara, ma anche buona parte di quella di Massa, tanto che ne delinea il confine. Il suo nome particolare è fedele a diverse leggende, anche se quella più accreditata ne racconta le origini da un’antica credenza legata ai Liguri Apuani, secondo cui la sua sommità era il luogo in cui viveva un dio benevolo, venerato per le tante opere buone che elargiva al popolo, fra cui dispensare pioggia alla pianura sottostante, motivo per cui il Monte veniva appunto considerato sacro.

Tipica vetta da escavazione marmifera, forse più di altre fra le apuane ne mostra gli indelebili segni, data la presenza delle tante cave nei dintorni che, purtroppo, intaccano la suggestione del panorama e della natura circostante, facendone nel contempo un luogo unico. Si presenta come un monte tutto sommato facile da scalare, e sicuramente molto panoramico.

Il Monte Sacro, particolarmente frequentato, data la sua facile ascesa anche per gli alpinisti meno esperti o, semplicemente, per gli amanti della montagna, assume, in maniera piuttosto bizzarra, differenti forme in base al diverso punto di osservazione, tanto che da nord, per esempio, si denota un versante prettamente alpino, con spigoli particolarmente acuti e pareti rocciose verticali, mentre da oriente, con lo sguardo rivolto verso il mare, presenta un aspetto più dolce, meno ripido, specie dove delimita il confine addirittura di tre comuni, Massa, Carrara e Fivizzano. Infine, nel versante occidentale, fino al mare, il Sagro appare nella sua parete più verde ed erbosa, lungo cui corre il sentiero più semplice per raggiungere la sua cima, da cui si può ammirare un panorama mozzafiato, che spazia dalle Alpi Apuane settentrionali a quelle meridionali, riuscendo anche a scorgere, nelle giornate più limpide, la costa fino a Livorno e al golfo de La Spezia, con un magico colpo d’occhio alle isole dell’arcipelago toscano, come Capraia e l’Elba, sino addirittura a scorgere la Corsica.

Diverse, peraltro, sono le escursioni e i trekking che vengono organizzati per arrivare in vetta, sia d’estate che negli innevati inverni: la montagna raggiunge i 1.749 metri di altezza, con una cima allungata e stretta, pur se con lo spazio sufficiente per cimentarsi nella salita e nella sosta in sicurezza, ma sempre consapevoli dell’estrema necessità di prudenza, specie lungo i bordi. Sulla cima del monte, oltre ad alcune lapidi commemorative, è presente un’immancabile e suggestiva croce di ferro, un piedistallo, dono del Lions Club nell’anno 2001, recante una rosa dei venti che indica l’esatta direzione delle isole e delle cime, e due statue della Madonna, vergognosamente deturpate da vandali che le hanno purtroppo decapitate.

La presenza di una fitta rete di sentieri permette di effettuare escursioni e trekking tutto intorno al Monte Sagro in un vero e proprio itinerario ad anello, che si mantiene sempre fra i 1000 ed i 1400 metri, e che attraversa paesaggi totalmente diversi fra loro, così com’è, in effetti, la realtà territoriale apuana. In ogni caso, per quasi tutti i trekking, la partenza avviene a Foce di Pianza, a 1270 metri, l’avvallamento che separa il Sagro dal Monte Borla.

Due degli itinerari più seguiti e considerati, indicati con segnaletica convenzionale CAI n.172 e 173: proveremo a descrivere il più battuto, il 172, pur se mancherà il fascino della montagna e il suo richiamo ammaliante… Il trekking, fra andata e ritorno, dura circa 4 ore e presenta una difficoltà media. Naturalmente, è meglio premunirsi di uno zaino con l’occorrente tipico per un’escursione, come una borraccia, un piccolo set di pronto soccorso per qualsiasi evenienza e una felpa e un cappellino di scorta, oltre a un paio di buone scarpe da trekking, s’intende. Si può lasciare l’auto direttamente alla Foce di Pianza, nel parcheggio “dell’Uccelliera”, in località Campocecina, dove c’è molto spazio, e da dove già si può ammirare lo splendido panorama sul golfo e sulle cave di marmo bianco.

Percorsi e sentieri sono ben contrassegnati e semplici da seguire, e le vie di salita sono indicate in blu: il trekking 172, che conduce a Foce della Faggiola, si dirige a Foce Luccica, mentre il 173, in direzione Foce del Faneletto, percorre la caratteristica conca boscosa del Catino, lungo la parete Nord, per arrivare a Foce di Vinca e Capanna Garnerone.

Salendo, la natura si fa sempre più ostile, quasi completamente priva di qualsiasi tipo di vegetazione anche se, a tratti, si possono scorgere alcuni fiori straordinari, veri e propri gioielli della natura, come il Giglio di San Giovanni e dei piccoli fiorellini bianchi disseminati qua e là. Dopo circa un quarto d’ora di cammino ci si trova davanti ad un bivio, che impone la scelta di seguire l’uno o l’altro trekking: per il 172 si prosegue in salita, costeggiando il crinale della Faggiola, il confine fra Carrara e Fivizzano, con un terreno carsico, ricchissimo di marmo, giungendo, dopo circa 40 minuti, ad un altro pianoro panoramico sulle cave e sul mare.

Seguendo ancora lo stesso sentiero, si fiancheggia un boschetto, sino all’ingresso di una grotta e, poco più avanti, si arriva esattamente a Foce della Faggiola, a 1464 metri d’altitudine. L’itinerario blu ci guida, sempre in salita, con un panorama che si apre sulle zone circostanti. Dopo circa 1 ora e 15 minuti si giunge alla prima cima, di 1568 metri, da cui si può ammirare la cresta dello Spallone e la valle del Frigido. A questo punto è gioco forza scendere di qualche metro per poi risalire nella successiva direzione, dove s’incontra, con un altro quarto d’ora di scarto, la seconda cima, a ridosso dei 1600 metri. E poi di nuovo, per la terza e ultima volta, una piccola discesa ed un’ulteriore salita, non senza fatica, per giungere ai 1650 metri della vetta dello Spallone.

Proseguendo dopo una breve sosta per riprendere fiato ed energie, in circa 2 ore e 10 minuti si percorre finalmente la salita finale, per la cima del Monte Sagro, in ulteriori 20 minuti, sino a raggiungere la croce ai 1749 metri, con uno splendido panorama sulle Apuane settentrionali. La discesa, dopo essersi goduti il traguardo, inizia dalla cresta nord-ovest, sempre seguendo i segni blu, recuperando, poco più in basso, anche un tratto del sentiero 173, bene indicato, che indirizza alla cava del Sagro.

Meglio non sottovalutare la discesa, piuttosto ripida all’inizio, pur se, dopo una zona in cui si possono ammirare i resti dei Capannelli, le antiche abitazioni dei pastori, il sentiero si mostra più rilassante, fra erba e marmo, proprio a fianco dell’ennesima cava. Dopo circa 3 ore e 45, il trekking giunge al suo punto più basso e, come in precedenza, dobbiamo comunque risalire sino a quota 1341, per giungere di nuovo, concludendo l’anello dell’itinerario, al bivio 172/173, che indica anche il termine dell’escursione, se si esclude l’ultimo tratto di nuovo a Pianza, nei pressi, per recuperare l’auto.

Il cerchio si è chiuso, in poco più di 4 ore, fra panorami montani magici, marmi candidi, e un incredibile mare incontaminato, visto da lassù.

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